La pandemia pone una questione centrale: cosa è prioritario e cosa invece si può sacrificare, profitti o salute, condizioni di vita e di lavoro? Queste ultime, insieme alla lotta alla pandemia è ciò che interessa alla classe lavoratrice, per la borghesia, invece sono tutt’al più secondarie: ciò che conta veramente sono i profitti e l’ultimo anno e mezzo ce lo ha dimostrato come mai prima d’ora. Dopo vent’anni di austerità e politiche di privatizzazione, anche durante la più profonda emergenza sanitaria, non c’erano soldi per l’assistenza sanitaria. La classe lavoratrice, in particolare il personale infermieristico, è stata esposta al virus come carne da macello, ma è la borghesia con la sua ricerca del profitto, ad essere la responsabile del perpetuarsi della pandemia.

Al centro del voto di novembre sul Covid Act c’è la questione del certificato Covid. Abbiamo la possibilità di scegliere tra la padella e la brace: politica-covid borghese senza certificato, il che significa profitti prima della salute; politica-covid borghese con certificato, che significa praticamente la stessa cosa. 

La borghesia usa la questione del certificato verde e il dibattito che si crea attorno ad esso per dividere la classe lavoratrice, togliersi di dosso la responsabilità e scaricarla sulla classe lavoratrice – per poter continuare a fare indisturbata lauti profitti e smantellare le poche misure sanitarie rimaste: i tamponi sono diventati a pagamento e di conseguenza il loro numero è diminuito rapidamente. 

Nessuno era pienamente convinto della vaccinazione e il tasso di nuove vaccinazioni è in calo. Per mesi, i “liberali” hanno trasformato i non vaccinati in un capro espiatorio responsabile del perpetuarsi della pandemia. L’Unione democratica di centro (Udc) fa lo stesso ma dall’altra parte. Si schiera a favore della presunta “libertà”, gioca il ruolo di pseudo-opposizione nel Consiglio federale e fa della maggioranza della classe lavoratrice, che spera che la vaccinazione faccia terminare presto la pandemia, una sorta di “oppressore” dei non vaccinati.

La risposta alla pandemia non si trova nella scheda del referendum. Combattere la pandemia significa unire la classe lavoratrice nella lotta contro la borghesia, i suoi partiti e il suo governo con un programma che difenda gli interessi dell’intera classe: 

  • controllo dei lavoratori a livello di fabbrica, di quartiere e di scuole sulla gestione sanitaria e sul piano vaccinale; 
  • per una vaccinazione fatta con criteri scientifici e una campagna di test più ampia possibile; 
  • investimenti nel sistema saniratario e nazionalizzazione dello stesso sotto il controllo dei lavoratori; 
  • esproprio delle banche e formazione di un’unica banca statale sotto il controllo della classe lavoratrice in modo da garantire tutti gli investimenti necessari in campo sanitario!

Ma la campagna “Diciamo di sì per ragionevolezza” del gruppo dirigente del Partito socialista invece di rafforzare l’unità della classe lavoratrice nella lotta contro la pandemia e la borghesia, ha settariamente bollato i non vaccinati come irragionevoli. L’Udc può ora cinicamente gridare «contro la divisione!» perché la dirigenza del Partito socialista gli ha aperto il campo.

Così la campagna divisiva della borghesia sta dando i suoi frutti e impedisce la vera lotta alla pandemia. La maggioranza delle masse vede – giustamente – nella vaccinazione la soluzione e incolpa – ingiustamente-, chi non vuole vaccinarsi (un quarto della classe lavoratrice svizzera) di essere responsabile del prolungamento della pandemia. Quasi la metà della popolazione ha paura del sorgere di conflitti in ambito sociale e avverte una diminuzione della solidarietà e un aumento della sfiducia, dell’aggressività, ecc. (9° sondaggio sul Coronavirus).

Il potenziale per rompere questa divisione c’è. All’inizio della pandemia, le masse hanno assecondato l’appello del Consiglio federale «Siamo tutti sulla stessa barca! Per l’unità nazionale!”. 

L’unità dell’intera società che era stata promessa si è rivelata una farsa. La politica della borghesia “del profitto prima della salute” portata avanti nell’ultimo anno e mezzo ha martellato sulle condizioni di vita e ha avuto un effetto sulla coscienza della classe operaia. È la goccia che ha fatto traboccare il vaso dopo più di dieci anni di crisi politica e sociale. 

La posizione di chi ha “poca fiducia” nel Consiglio federale si è consolidata oggi al livello di un terzo. “La posizione di restare uniti che era forte all’inizio della pandemia si sta trasformando sempre più nel suo opposto” (Sondaggio sul Coronavirus). La pretesa di “unità nazionale” si sta sgretolando e al di sotto di essa vi è un processo di radicalizzazione sociale. La vera spaccatura nella società – quella tra la classe lavoratrice e la borghesia – sta affiorando in superficie e la politica aggressiva di divisione portata avanti dalla classe dominante è un tentativo di mascherarla. Il Partito socialista arranca dietro gli strati più avanzati della classe operaia e agisce da freno. Tuttavia le manifestazioni intersettoriali dei sindacati del 30 ottobre indicano la strada da seguire: la lotta collettiva della classe lavoratrice.

Il potenziale esplosivo cova sotto la superficie non solo per quel che riguarda la pandemia e il certificato covid. Quello della sanità è uno dei settori più radicali della classe lavoratrice svizzera e le iniziative per le cure sanitarie ne sono un’espressione. La solidarietà di classe con gli infermieri è enorme, infatti un’ampia maggioranza sostiene l’iniziativa sull’assistenza infermieristica e non la controproposta del Consiglio federale. 

Gli elementi per una controffensiva della classe lavoratrice ci sono. La classe ha accumulato molte esperienze importanti: la pandemia ha mostrato quale classe è veramente “essenziale” nella società, e chi sono i parassiti, i magnati che hanno accumulato ricchezza anche durante l’emergenza Covid. Ha smascherato gli interessi  dei capitalisti, che mettono a rischio la salute, e l’incapacità del cosiddetto libero mercato.

Quello che manca ai lavoratori più avanzati per trasformare il disincanto in lotta di classe e riconquistare l’unità è un programma che identifichi e denunci con chiarezza la natura del nemico che abbiamo di fronte: i padroni, i loro partiti e il loro governo. Un programma che mostri l’unica via d’uscita: la lotta generale della classe lavoratrice per un’economia pianificata e socialista.